CROAZIA - Istria

La cucina istriana è semplice, ma grazie alla diversità di prodotti tutti naturali di cui dispone ed alla sua storia etnografica, si possono predisporre numerose varietà di portate.

Si trovano infatti tracce di cucina italiana (soprattutto veneta e friulana) così come di quella austriaca, ungherese e di quella slava.

Mossoli a scotadeo - Il "Mussolo" (Arca noae) è un mollusco diffuso in tutto il Mediterraneo ma pescato soprattutto lungo le coste istriane e dalmate.

Queste zone erano talmente ricche di mussoli che durante il periodo dell'autarchia, a Salvare e Umago, si pensò addirittura di produrre degli insaccati costituiti dal mollusco cotto e condito con spezie.

Fino alla fine della guerra, tuttavia, la maggiore parte della produzione andava al consumo diretto, tanto nelle mense familiari quanto in quelle delle osterie più popolari (il mollusco era infatti considerato cibo da poveri).

Il metodo di cottura era pressoché unico; dopo un sommario lavaggio i molluschi venivano posti a strato unico in una larga padella e venivano coperti con un sacco di juta umido e posti a fuoco vivo.

Il rilevamento dell'esatto grado di cottura costituiva la parte più delicata dell'operazione.

In effetti una cottura troppo lunga ne determinava una eccessiva disidratazione ed un indurimento delle carni, sicché era necessario servire il mollusco non appena i muscoli adduttori collassavano e le due valve si aprivano offrendo un mollusco in cui l'acqua intervalvare era pressoché tutta raccolta in due sacche che si costituivano tra il mantello (il tessuto del mollusco che produce la conchiglia) ed il corpo del mollusco.

I molluschi bollenti venivano serviti in numero di cinque o dieci pazzi in ciotole di legno; consumata la sua porzione l'avventore si affrettava ad entrare nell'osteria per l'abbinamento ritenuto più adatto: un bicchiere, anzi, un ottavo di malvasia.

A seguito dell'intenso sfruttamento la produzione di mussoli è notevolmente decaduta e da cibo dei poveri il mollusco si è trasformato in oggetto di culto per pochi buongustai.

Ancora oggi, tuttavia, il mollusco è simbolo e vanto della pesca istriana e della cucina ad essa ispirata.

Arca noae L. il "Mussolo" 

Arca noae è un bivalve edule diffuso in tutto il Mediterraneo, ma pescato soprattutto lungo le coste istriane e dalmate ed apprezzato qui e sulle coste italiane dell'Adriatico.

Veniva e viene tuttora pescato su fondi fangosi detritici che si estendono al largo della costa istriana da p.ta Grossa a Pola, nel Quarnero e nei canali tra le isole dalmate, dove vive attaccato al substrato per mezzo di una struttura costituita da numerosi filamenti di bisso giustapposti.

Lo strumento di pesca è uno stascico a rete metallica al cui bordo superiore è armato su una pertica, mentre quello inferiore è appesantito da una serie di lastre di piombo ed è destinato a scalzare dal fondale di pesca gli agglomerati a cui aderiscono i "Mussoli".

Questi insiemi sono costituiti anche da altri organismi, quali la "Sponza" (Microcosmus vulgaris), il "Canestrello nero" (Chlamys varia), un particolare "cetriolo di mare" (Cucumaria planci), stelle serpentine (Ophiotrix quinquemaculata, Ophiotrix fragilis), ecc...

Tra le zone interne famose per la produzione particolarmente abbondante erano conosciute soprattutto quelle al largo della costa settentrionale dell'Istria e quelle tra Salvore e Cittanova.

In questa zona dei fondali particolarmente ricchi si trovano al largo di punta del Dente.

 

(Aggiornamento 4° edizione - Ottobre 2006)

La cucina croata è l'espressione tangibile di un'antica sapienza agricola, di una terra (e di un mare) particolarmente generosi e di una collocazione geografica "di confine" tra oriente ed occidente che l'ha portata, nel corso dei secoli, ad arricchirsi progressivamente dell'apporto di molte e differenti culture gastronomiche.

La coltura della vite ha origini addirittura pre-cristiane mentre i legionari romani (che avevano scoperto le delizie gastronomiche della regione della Cetina fatte di trote, gamberi di fiume, rane e selvaggina) provvidero successivamente ad impiantare una grande quantità di ulivi, trasformando l'Istria in una sorta di grande oliveto dell'Impero.

Turchi, Ungheresi, Veneziani hanno contribuito, in momenti differenti, ad arricchire lo scenazio gastronomico di questa terra, sino ad arrivare ai cuochi di Napoleone a cui la Croazia deve almeno due delle sue preparazioni tipiche: la mustarda ed il bermet (vermut).

Oltre all'ulivo la campagna croata offre innumerevoli specie di funghi commestibili, varietà pregiate di tertufi, una grande varietà di ortaggi e di frutta (come le marasche e le visciole), erbe spontanee commestibili, carni dal gusto particolare (soprattutto quelle ovine) e preparazioni di pregio come il miele, i salumi ed i formaggi.

Ma sono i fiumi ed i mari i "serbatoi" forse più sorprendenti della gastronomia croata.

Così, se le acque dolci sono ricche di carpe, trote e crostacei di fiume, quelle marine offrono in ogni momento dell'anno con dovizia e generosità pesci di ogni genere, crostacei, cefalopodi, molluschi bivalve e frutti di mare in generale.

La cucina istriana costituisce uno dei momenti più rappresentativi della gastronomia croata (con la sua capacità di fondere matrici culturali diverse e, contemporaneamente, cucina "alta" e cucina "popolare"), in modo particolare per quanto concerne la cucina di mare.

Una cucina che propone innumerevoli preparazioni di pesce fritto, arrosto e lessato, scampi alla griglia, capesante cosparse di formaggio ed olio, insalate di granchio o di polpo, brodetti di pesce, calamari arrosto o in risotto, molluschi bivalve alla buzara (in umido) o "selvaggi" come le ostriche presentate al Festival, servite crude e condite solo con l limone.

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