I disegni e gli stampi.
di Elide Giordani 

Dai soggetti della Romagna agreste al floreale più raffinato.

La catalogazione dei disegni più tipici delle stampe romagnole su tela rivela, contrariamente a quanto si possa pensare,
un patrimonio multiforme che non si esaurisce nelle immagini di natura agreste che tanto favore hanno trovato un tempo,
e che ancora oggi sono tra le più note: galletti, tralci di vite, grappoli d'uva, rustici boccali, pigne, spighe, tori infuriati, caveje
(perno di collegamento tra il giogo dei buoi ed il carro), a richiamo di una romagnolità bucolica tradizionale e ormai scomparsa.
Ogni stamperia ha il suo patrimonio di matrici, alcune del tutto originali, altre magari simili nei soggetti
ma differenti nel tratto e nell'interpretazione.
I lunghi scaffali dove riposano i cliché debitamente numerati, alcuni disegnati ed intagliati dallo stesso proprietario della bottega,
costituiscono il capitale di ogni stampatore.
Un viaggio tra gli scaffali reca tante sorprese quante ne riserva la catalogazione dei cliché più antichi.
Ricco è il repertori degli animali e delle scene animate, ricchissimo quello delle decorazioni floreali,
più modesto nelle variazioni ma ugualmente di grande efficacia quello dei disegni geometrici.
Nel "bestiario" figurano aquile, pantere, grifoni, colombe, donnole, salamandre, draghi e delfini, gallinelle, cervi e fagiani,
più recente l'adozione dei pesci.
Naturalmente anche in questo caso i disegni sono funzionali al decoro ed appaiono sotto forma di emblemi ed allegorie.
Le scene animate hanno invece un repertorio abbastanza rigido: la caccia al toro, S. Giorgio che uccide il drago, la pigiatura, scene di ballo sull'aia.
Multiforme e difficilmente catalogabile per la sua straordinaria ricchezza di segno e fantasia è il vasto paniere dei cliché floreali.
Un cospicuo nucleo delle più classiche decorazioni di tale tipo appare in qualche modo debitore nei confronti delle decorazioni accademiche, il cosiddetto ornato, che le matrici originarie devono avere riprodotto dai manuali divulgativi di disegno,
molto in voga agli inizi del XIX secolo.
Di fatto molti motivi classici appaiono come un surrogato povero dell'arte decorativa dei tessuti ricchi, i cui ornati si distinguono per essere ricamati o impressi sulle stoffe con metodi e colori ben più costosi.
Altri, evidentemente tratti da broccati, ricami, tappeti, mostrano analogie con il più classico
ed antico dei manuali da ricamo, il Burato, pubblicato intorno al 1527 da Alex Paganino.
Altri ancora paiono avere familiarità ben riconoscibili con i ricami ed i merletti della società Aemilia Ars
(costituitasi a Bologna nel 1898 e scioltasi nel 1903).
Dunque frequentazioni illustri e raffinate, che mostrano ancora una volta come sia impropria la catalogazione
delle tele romagnole stampate a mano come arte contadina tout-court.
Oggi alcuni stampatori, in particolare Miserocchi di S. Stefano di Ravenna, hanno elaborato un proprio originale repertorio floreale,
tanto raffinato da creare un vero e proprio stile, inconfondibile e di grande pregio.
Non mancano, infine, disegni moderni tracciati da artisti romagnoli contemporanei: è il caso della mela sezionata
e di molti altri soggetti disegnati dal poeta e sceneggiatore Tonino Guerra, o della piadina, che per la sua raggiera fiammeggiante
può sembrare anche un sole, tracciata dal pittore ed artista Tinin Mantegazza.

Buona parte degli stampi è realizzata in legno di pero.
Una scelta tutt'altro che casuale.
Si tratta infatti di legno morbido, arrendevole all'incisione, resistente ai colpi del mazzuolo e facilmente reperibile nelle campagne romagnole.
Non tutti gli stampi, tuttavia, sono in pero, ne esistono in ciliegio ed in sorbo;
più rari gli stampi in noce a causa dell'alto costo di questo tipo di legno.
I disegni vengono riportati su carta e poi impressi sul legno.
Inizia quindi la fase dell'incisione della matrice, secondo il sistema xilografico dei caratteri di stampa.
Armati di sgorbie e scalpelli gli artigiani scalzano il legno intorno alle parti che verranno impresse, per una profondità di circa 5 millimetri.
E' un lavoro che richiede una discreta agilità manuale ma anche una buona dose di pazienza,
solo da una buona matrice infatti si ottiene un bel disegno netto.
Per i disegni dal tratto particolarmente fine sono stati realizzati, in passato, stampi di lamierino di ottone
con tanti piccoli chiodi di rame a segnare il disegno da riprodurre.
Recentemente, gli stampatori maggiormente orientati all'innovazione, hanno infine sperimentato con successo gomme e resine,
disegnate, intagliate ed applicate sul legno.
Naturalmente, nei disegni a più colori, esistono tante matrici quante sono le parti realizzate in colori diversi.
La vita di una matrice, soprattutto se molto usata, non è lunghissima: si può spaccare sotto i colpi del mazzuolo, può perdere la sua nitidezza di stampa, cosicché gli stampatori devono affrontare un continuo lavoro di ripristino dei disegni su nuovi stampi.
Numerose matrici risalenti all'800 ed al '90 sono raccolte presso il Museo Etnografico di Forlì, mentre tra le collezioni private è d'obbligo segnalare la raccolta che l'antiquario Pietro Pezzi custodisce a Pietracuta di S. Leo, in provincia di Pesaro.

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